Bologna, 2 dicembre 2011
Un cinema all’insegna del tempo perduto
Umiliazione e orgoglio ferito nel mondo contadino bolognese raccontati nel film “Il cuore grande delle ragazze” di Pupi Avati
Avati torna sul grande schermo per raccontare la storia dei propri nonni, ambientata nella prima metà degli anni Trenta a Sasso Marconi nel Bolognese. La pellicola – girata nei dintorni di Fermo nelle Marche – è stata accolta con…
entusiasmo alla sesta edizione del Festival internazionale del film di Roma ed è uscita nelle sale cinematografiche lo scorso 11 novembre. La produzione vanta un cast di qualità nel quale figurano, tra gli altri, Erika Blanc, Gianni Cavina, la promettente Michaela Ramazzotti, Sydne Rome e Andrea Roncato. Cesare Cremonini convince il pubblico che lo vede debuttare nella veste di attore protagonista: il suo aspetto e l’inflessione emiliana ben si sposano con le caratteristiche del personaggio che interpreta. Un tocco di poesia è dato dal profumo di biancospino, che fuoriesce dall’alito del protagonista, vero filo conduttore del film. Le musiche – scritte da Lucio Dalla – fanno da cornice a un quadro di altri tempi, oramai dimenticati e raccontati, qua e là, dalla voce narrante di Alessandro Haber.
Il regista ha ricreato con fedeltà l’ambientazione storica, non tralasciando la spontaneità del linguaggio bolognese e gli usi e costumi di un’epoca caratterizzata da semplicità e accoglienza. Carlino Vigetti, giovane irrequieto e molto ambìto dalle ragazze, è il primogenito di una famiglia contadina: suo padre lo obbliga a corteggiare a propria scelta, al fine di un matrimonio di convenienza, una delle due attempate figlie del proprietario terriero Sisto Osti. Nel giorno in cui, suo malgrado, deve rivelare il nome della futura sposa, Carlino incontra Francesca, una ragazza che non rientra nei piani stabiliti. È un amore travolgente che, nonostante la forte opposizione dei genitori di entrambi, riesce a superare una serie di eventi imprevisti.
La storia viene narrata in un’alternanza di comicità autentica e drammi reali e simulati, nei quali umiliazione e orgoglio ferito permettono di riscoprire i veri sentimenti. Così il personaggio che più di altri subisce oltraggi in pubblico con rispettosa dignità vive in extremis il proprio momento di riscatto. Il finale della vicenda giunge quasi inaspettato, quando l’attenzione è ancora rivolta a un episodio carico di suspense. Avati ha detto: «Il film è dedicato a tutte le donne che, oltre ad un grande cuore, avevano un’incredibile capacità di sopportare i comportamenti disinvolti dei propri mariti. Un atteggiamento che difficilmente le donne di oggi accetterebbero». Noi aggiungiamo che questo è un motivo in più per andare a vedere la pellicola…
L’immagine: la locandina de Il cuore grande delle ragazze.
Emanuela Susmel
(LucidaMente, anno VI, n. 72, dicembre 2011)
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