A Milano una rassegna di proposte internazionali sul tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”

Trascorrere una giornata nel Mondo: questa la percezione che si prova percorrendo Expo 2015, l’esposizione universale ospitata a Milano, che si concluderà il prossimo 31 ottobre. Per visitarla tutta, probabilmente non basterebbero tre giornate: disponendo di appena una quindicina di ore, abbiamo dovuto rinunciare ad alcuni padiglioni, che pur ci avrebbero interessato; come quello degli Emirati arabi (ben due ore di coda per entrarvi). Abbiamo piacevolmente gustato la tenerissima carne argentina, nonché cenato a base di kebab turco; sgranocchiando, nel frattempo, croccanti intrecci di pane speziato della Repubblica ceca e ottimi e leggeri gamberi coreani con verdure in pastella.

Il padiglione zero ci ha introdotto alla visita dell’esposizione, attraverso una panoramica dello sviluppo agricolo, economico e finanziario di varie zone del pianeta. Inoltre, un plastico raffigurante quintali di frutta e di verdura destinata alla distruzione; pur essendo ancora commestibile, ha inteso denunciare lo spreco alimentare mondiale. Da est a ovest, lungo l’asse del decumano, avremmo potuto immergerci in più di 130 profumi e culture affascinanti quanto differenti tra loro: tanti sono, infatti, i paesi partecipanti alla mostra. Ciascun padiglione riproduce – a cominciare dall’aspetto esterno – ricchezze e stralci di storia, alcuni dei quali non citati sui libri di scuola. In quello dell’Irlanda, abbiamo passeggiato per la campagna locale con i verdi pascoli. I temi propostici dalla Repubblica ceca sono invece stati l’acqua, come fonte di energia vitale, e la riciclabilità dei materiali. Il sito ci ha inoltre offerto uno spunto di riflessione sull’emissione di rumori da parte dell’uomo in mezzo alla natura. Dopo una carrellata di pregiate porcellane prodotte nella cittadina di Dubí, abbiamo trovato riposo su colorati puff, realizzati dal riciclo di bottiglie di plastica. Per entrare nel grande giardino brasiliano – con tema la biodiversità – siamo transitate per la parte sopraelevata del sito, camminando su una rete sospesa; percorso che sconsigliamo a chi soffre di vertigini.

La Malaysia ci ha regalato un’immersione nella tipica giungla, con simpatica interattività con tigri e altri animali locali proiettati da uno schermo. All’interno dei silos allineati formanti il padiglione argentino, il tema della nutrizione è palpabile mediante spazi sensoriali e simulazioni. Un tripudio di meravigliose varietà di colori e di tecnologia è invece il sito della Corea del Sud. L’importanza del cibo è rimarcata da varie proposte riguardanti la loro conservazione; ma anche dalla presentazione della composizione del piatto tipico coreano, l’hansik: riso e svariate verdure. Di esso, vengono proposte le calorie e l’equilibrio, grazie a braccia meccaniche che ruotano di 360 gradi. Nel padiglione dell’Azerbaigian – costituito da tre sfere di vetro poste su più livelli – abbiamo ammirato differenti tonalità di colore, dal viola all’arancione, passando per il giallo e per il verde; ciascuna rappresentante differenti biosfere. Dalla Spagna abbiamo appreso alcune tipiche proposte culinarie, a base, fra l’altro, di pane, di olive e del noto maiale iberico, di razza unica.

Nel settore polacco – composto da scatole di legno sfalsate l’una rispetto all’altra – ci siamo avventurate per il Giardino magico costellato da alberi di mele. Ammirando vere e proprie sculture topografiche realizzate in cioccolato, abbiamo poi ritirato un omaggio a base di erbe medicinali: petali di rose, melissa e camomilla. Non potevamo mancare infine al padiglione Italia. Come paese ospitante, il Belpaese si è meritato una rappresentazione – anche regionale – lungo tutto l’asse del cardo: 350 metri che intersecano il decumano, collegando il sito espositivo da nord a sud. La struttura, realizzata in materiale avveniristico, attira a sé l’inquinamento, trasformandolo in particelle inerti. Dapprima una sala dedicata alla Potenza del saper fare, attraverso l’esperienza diretta di personaggi locali. Poi la sala riservata alla Potenza della Bellezza, preceduta da immagini di disastri idrogeologici dovuti a una crescita senza regole: specchi a tutto campo che restituiscono, su ogni lato, la meraviglia di alcune storiche bellezze italiane invidiateci nel mondo. Nella sala dedicata alla Potenza del limite abbiamo ascoltato alcune delle 21 storie regionali di imprenditoria agricola e industriale. Siamo infine approdati all’Albero della Vita, un maestoso intreccio di acciaio e di legno, alto 37 metri, situato al centro della Lake Arena. Ne abbiamo ammirato – con stupore e talvolta commozione – i giochi serali di luci, che, contornate da più o meno alti zampilli d’acqua, si accendevano e spegnevano al ritmo di una musica straordinaria.

Un po’ critico, invece, l’aspetto logistico del sito. Sconsigliamo di recarsi all’esposizione – situata a nord-ovest di Milano – con l’auto privata, ovvero di sincerarsi del giusto accesso. Se, una volta entrati, vi è un frequentissimo collegamento tramite navetta, raggiungere dall’esterno un diverso accesso è tutt’altro che agevole ed economico. Trattandosi di strada – benché breve – non pedonale, occorre infatti prendere la metropolitana o un taxi. Attenzione anche alle indicazioni stradali del sito espositivo: ci si potrebbe trovare all’entrata principale, presso cui si è costretti a lasciare l’automobile in un parcheggio a pagamento. Problemi, questi, evitabili recandosi all’Expo in pullman o in treno, anche considerato l’eccellente collegamento con il sito espositivo.

Le immagini: l’Albero della Vita con giochi di luce e di acqua notturni e immagini dai padiglioni di Brasile, Azerbaigian, Italia (foto a cura dell’autrice dell’articolo).

Emanuela Susmel

(LucidaMente, anno X, n.117, settembre 2015)

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