Il racconto di una distrazione conclusasi con un lieto fine, tutto grazie al rispetto che qualcuno ha manifestato in un luogo brulicante di persone
La biblioteca Salaborsa di Bologna è quotidianamente luogo di scambio culturale e – almeno per quanto ci riguarda – di rispetto verso gli altri. Ne abbiamo avuto personale dimostrazione in un venerdì qualunque dello scorso mese di marzo. Siamo consapevoli che, in un mondo perfetto, non ci dovremmo stupire che la gente si comporti civilmente o che gli oggetti smarriti vengano ritrovati intonsi dal legittimo proprietario. Non possiamo però nascondere – seppure con amarezza – che non sempre è così.
In un pomeriggio di anticipata primavera Salaborsa ospitava, tra l’altro, una mostra fotografica che attirava più visitatori del solito. Erano le ore 17,30 quando siamo scesi al piano interrato, dedicato agli adolescenti. Entrati in un’ampia stanza, abbiamo chiesto informazioni a una bibliotecaria seduta dietro il monitor di un computer. Nell’attesa di prendere in prestito un libro, abbiamo approfittato della disponibilità della donna e ci siamo fatti sostituire la vecchia tessera con una nuova, che dà l’accesso a tutte le biblioteche comunali. Estratto il portafoglio dalla borsa, lo abbiamo appoggiato sul bancone, proprio dietro al monitor, in un angolo nascosto dalla vista dell’operatrice. Appariva un oggetto nero come la pece, posto su un ripiano grigio che fungeva da perfetto contorno.
Il successivo scambio di idee sul testo da scegliere ci ha ulteriormente distratti. Ci siamo quindi diretti verso la sala attigua; nella nostra mano reggevamo saldamente la tessera nuova, da esibire qualche minuto più tardi. Preso in prestito il libro, siamo usciti in tutta fretta dalla biblioteca, avviati verso altra destinazione. Della perdita del borsellino non ci siamo accorti che l’indomani mattina. Sforzandoci di scacciare l’ansia, la nostra mente tentava di ricordare l’ultima volta che avevamo visualizzato l’oggetto perduto. Riaffiorataci l’immagine del bancone grigio in Salaborsa, inizialmente ha prevalso la preoccupazione, tanto da farci pensare che sarebbe stato pressoché impossibile ritrovarlo.
Ma, dopo un rimbalzo di pensieri contrastanti, abbiamo deciso di non lasciare nulla di intentato. All’apertura della biblioteca ci siamo pertanto affrettati a tornarvi, addentrandoci nuovamente al piano interrato. Il nostro sguardo è immediatamente caduto sul piano grigio – sul quale non era poggiato alcun oggetto – dietro al monitor della (diversa) operatrice. Abbiamo quindi chiesto informazioni, raccontando l’episodio del giorno prima. La risposta negativa seguitane è stata udita da una collega che in quel momento stava riponendo dei libri su uno scaffale. Avvicinatasi a noi, questa ci ha descritto l’oggetto che lei stessa, il pomeriggio precedente, aveva consegnato alla guardia affinché lo custodisse in un luogo sicuro. Le caratteristiche coincidevano perfettamente.
Giunti dal vigilante e mostratogli il documento d’identità – fortunatamente riposto altrove – siamo infine rientrati in possesso dell’oggetto smarrito. Sarà, il portafoglio, stato notato immediatamente dalla bibliotecaria? Sarà invece caduto sotto gli occhi di un visitatore onesto che ne ha segnalato il rinvenimento? Non lo sapremo mai: ciò che importa è averlo ritrovato e che da esso non sia stato sottratto un solo centesimo.
Le immagini: la biblioteca Salaborsa di Bologna al suo interno e all’esterno e la sezione dedicata ai ragazzi.
Emanuela Susmel
(LucidaMente, anno IX, n. 100, aprile 2014)
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